Il teatro dispone di n. 990 posti tra platea e galleria ed un parcheggio interno capace di circa n. 250 autovetture; tutti i tendaggi e le poltrone sono realizzate con materiale ignifugo così come gli impianti e le attrezzature rispettano la normativa sulla sicurezza.
Il teatro dispone di accesso e servizi riservati a persone diversamente abili.
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MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo
Il MAXXI rappresenta la consapevolezza di quanto sia importante promuovere le espressioni della creatività di oggi in un Paese, come l’Italia, caratterizzato da secoli e secoli di primato nel campo artistico e architettonico.
Le tensioni estetiche del nostro tempo sono, infatti, il prolungamento delle espressioni artistiche e culturali delle epoche passate, anche se con forme espressive radicalmente diverse.
Missione del MAXXI è dunque promuovere e sviluppare il senso di questa continuità proiettandola verso il futuro. Il MAXXI intende essere non solo sede di esposizione delle opere d’arte del nostro secolo, ma anche luogo di innovazione culturale e sovrapposizione di linguaggi, laboratorio di sperimentazione artistica, macchina per la produzione di contenuti estetici del nostro tempo.
Il MAXXI punta ad essere un centro di eccellenza, uno snodo interattivo in cui andranno a convergere e potranno essere mescolate e riprodotte le più diverse forme di espressività, produttività e creazione.
L’arte ha anche l’importante funzione di essere mezzo di comunicazione. L’arte è linguaggio iconico e simbolico e perciò dotato di una comprensibilità superiore a quella del linguaggio parlato o scritto. E’ evidente, quindi, che l’immediatezza e l’universalità della comunicazione artistica possono contribuire alla comprensione di mondi e culture altrimenti estranei e potenzialmente confliggenti, favorendo la coesistenza delle differenze.
Ed infine, l’arte e l’architettura sono componenti essenziali dell’immagine e della percezione di un paese all’estero. Il MAXXI vuole quindi essere una sorta di antenna che trasmette i contenuti dell’Italia verso l’esterno e che a sua volta riceve dall’esterno i flussi della cultura internazionale.
Torre Santa Flora Hotel Relais & Restaurant
Torre Santa Flora, tra Toscana e Umbria il tuo Country Hotel Relais Ristorante.
A soli 20 minuti dall’uscita Arezzo dell’A1 e a meno di un’ora d’auto da Firenze, Siena, Cortona, Perugia, Montepulciano, Radda in Chianti, Torre Santa Flora è il perfetto luogo di soggiorno per visitare il meglio della Toscana e dell’Umbria, nonchè stupende aree ancora poco conosciuti dal turismo di massa (es. Arezzo e il Casentino).
Ma non solo …….. Torre Santa Flora è una splendida dimora d’epoca in grado di offrire ai moderni viaggiatori inimitabili emozioni…
La Torre medioevale di Santa Flora e Lucilla – un tempo molino torrito dove i monaci benedettni producevano farina – accoglie oggi 4 esclusive junior suites di eccezionale orginalità architettonica, tutte dotate di vasca idromassaggio e arredamento medioevale e rinascimentale; dalle caratteristiche finestre della Torre una straordinaria vista del corso del fiume Arno e delle colline circostanti.
Adiacente alla Torre, La Villa seicentesca – un tempo luogo di sosta per cavalieri e viandanti – ospita oggi 11 ampie camere doppie finemente arredate in stile toscano d’epoca e dotate dei più moderni comfort (tra cui Tv-lcd e collegamento ad Internet) e – punto di forza del Torre Santa Flora – il ristorante che vi sedurrà con piatti ispirati alla tradizione locale e con pasta, pane e dolci rigorosamente fatti in casa …
Tra la Torre e la Villa, in un’atmosfera romantica, la piscina e la terrazza estiva, inserite in un giardino fiorito.
La cucina del Ristorante Torre Santa Flora si propone come un “crocevia di sapori” del territorio toscano, in particolare della valle casentinese e delle altre vicine. Così i prodotti della selva, del campo e del pascolo, ma soprattutto i loro aromi e condimenti costituiscono gli elementi base della sua gastronomia, scandita in menù che seguono i cicli stagionali, da combinare con la vasta gamma di vini che la cantina offre e da gustare nel fascino e nella sobria eleganza dei suoi ambienti.
Il centro benessere Private Spa in grotta è ad uso esclusivo di 2 persone per 1 ora e mezzo, è collocato in una grotta medievale, è dotato di bagno turco con funzione talasso terapia, vasca idromassaggio in marmo travertino con sedute chaise longue, cromoterapia, musica rilassante e … docce emozionali…
Palazzo Santa Chiara
Sito in una delle zone più belle del centro di Roma, Piazza Santa Chiara, alle spalle del Pantheon, Palazzo Santa Chiara – Teatro, una volta Teatro Rossini, è ospitato in un palazzo che risale alla metà del ‘600 e fu costruito dove, al tempo, sorgevano case ospitanti le Suore Domenicane, in una delle quali, nel 1380, morì Santa Caterina da Siena, oggi trasformata in cappella e visitabile in teatro.
L’istituto proprietario dell’immobile, l’Arciconfraternita della Santissima Annunziata, nel 1873, concesse, in affitto per ventitrè anni, una parte del palazzo a degli impresari romani che ne fecero un teatro “per rappresentazioni diurne e notturne” e per il quale spesero “la gravissima somma di 100.000 Lire”.
Il Teatro, opera di Virgilio Vespignani, aveva l’ingresso dove oggi è la hall dell’albergo Santa Chiara e venne inaugurato il 7 Febbraio 1874 alla presenza dei futuri reali d’Italia e delle massime autorità cittadine e nobiliari.
I cronisti dell’epoca scrissero: ”E’ un teatrino elegantissimo”.
Il Teatro disponeva di seicento posti: settanta in sala e i rimanenti nelle due file di palchi e del loggione.
Nei primi tempi si alternavano opere liriche di Rossini, di Verdi e di Bellini, a spettacoli di arte varia, ma il 19 Gennaio del 1879, per la prima volta, venne rappresentata l’operetta romanesca “Meo Petacca” interpretata da Filippo Tamburri, il più importante attore dialettale dell’epoca. Da allora il Teatro divenne la culla del dialetto romanesco e, sostenuta da Gigi Zanazzo, commediografo e direttore del giornale Rugantino, la programmazione fu un susseguirsi di commedie e operette vernacolari romane, tra le quali anche “Er Marchese der Grillo” di Berardi-Mascetti.
Il 20 Aprile 1886 il Teatro tornò alla Santissima Annunziata che, abbattute le file dei palchetti e del loggione, ne fece, prima la sede della Libreria Declè, e poi l’archivio dell’Arciconfraternita.
Nel periodo dell’Ottocento, valenti artisti, come Adelaide Ristori, Leopoldo Fregoli e Lina Cavalieri, ne calcarono le scene.
Il 21 Aprile 1950, come per incanto, riapre l’antico Teatro Rossini ad opera di Checco Durante, attore e poeta dialettale romano.
La maggior parte delle opere rappresentate dal nuovo capocomico erano scritte da romani veraci ed altre adattate al dialetto dal “Sor Checco”. Agli inizi del 1976 muore Checco Durante, e la direzione passa alla moglie Anita e al genero Enzo Liberti.
Il gruppo diviene “Compagnia Stabile del teatro di Roma Checco Durante”, e il cartellone si arricchisce di alcune bellissime commedie scritte da Liberti. Nel 1981 la famiglia Durante chiamò Emanuele Magnoni come capocomico, poi, nel 1990, Alfiero Alfieri con Anita Durante, regalò al pubblico, divertito, momenti di sana euforia, grazie ad una colorita comicità creativa dei due.
Nel 1992 Anita abbandona le scene e Alfieri continua, da solo, fino al 2005.
Da quell’anno, fino a Luglio 2008, la gestione è dell’impresario Mario Smeriglio.
Dall’Agosto 2008 inizia un nuovo capitolo per il Teatro.
Gustavo Cuccurullo ne assume la gestione e, con una radicale risrutturazione, estetica e funzionale, rende Palazzo Santa Chiara – Teatro una delle più belle strutture teatrali del nostro Paese.
Teatro Elfo Puccini
L’Elfo è stato fondato nel ’73 da Gabriele Salvatores e Ferdinando Bruni, con un gruppo di amici, ragazzi più o meno ventenni, tra cui Cristina Crippa, Luca Toracca e Thalia Istikopoulou. Dopo qualche mese sono arrivato io e poi anche Ida Marinelli. Corinna Agustoni si unisce a noi nel ’75. Ci siamo tutti ancora oggi. La nostra storia si intreccia con la storia dell’altra Milano, la Milano “alternativa” nata all’inizio degli anni settanta. Abbiamo vissuto gli anni della rivolta giovanile e sociale, anni ricchi, anni di grandi mutamenti (anche contraddittori) della vita sociale nei suoi più minuti aspetti. Abbiamo avuto la fortuna di trasformare le nostre idee e le nostre speranze in vita e lavoro artistico autogestito.
Non siamo i soli, ma siamo tra i pochi che hanno mantenuto un aspetto essenziale di quegli anni: il gruppo, quello che allora si chiamava il collettivo. L’Elfo ebbe subito un successo generazionale travolgente, culminato nelle ultime emozionanti dieci repliche a Milano delle Mille e una notte organizzate assieme a Radio Popolare. Erano repliche speciali: c’erano Moni Ovadia, Mario Arcari e tutto il Gruppo Folk Internazionale che suonava dal vivo nello spettacolo. L’Elfo divenne un fenomeno sociologico, il teatro simbolo di una generazione, totalmente estraneo ai mondi interni del teatro: un fatto a sé.
Teatro Creberg
E’ una tendostruttura ultramoderna di oltre 1500 posti, da qui anche il nome di PalaCreberg, dove trovano spazio sia spettacoli di cabaret e di prosa sia l’attività concertistica di musica leggera e rock.
Il cartellone del Creberg è curato dal gruppo Officine Smeraldo srl, la società cui fanno capo i teatri milanesi Smeraldo e Ciak e che collabora alle programmazioni del Teatro delle Erbe, del Teatro Sistina di Roma, del Palabrescia, del Teatro Sociale di Como e del Teatro di Varese, Teatro delle Celebrazioni di Bologna.
Meno adatto, invece, il Teatro Creberg, ad ospitare operetta e lirica, che pure non mancano.
E’ situato fuori dal centro cittadino, in via Pizzo della Presolana, a circa 3 chilometri dal casello autostradale lungo la direzione per la Valle Brembana.
Ricchissima, al Teatro Creberg la programmazione dei concerti destinati ad un pubblico giovanile.
Tra i protagonisti del cartellone musicale artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Carmen Consoli, Ligabue, Luca Carboni e Giovanni Allevi.
L’ubicazione fuori dal centro ha permesso la creazione di ampi parcheggi a ridosso del Creberg stesso.
Teatro Sistina
Il Sistina è uno dei più importanti e rappresentativi teatri italiani la cui direzione artistica è curata da Gianmario Longoni. La sua popolarità nasce soprattutto grazie all’incessabile attività di Garinei e Giovannini che in 46 anni di gestione hanno regalato al teatro (non solo italiano) capolavori come Aggiungi un posto a Tavola, Rugantino, Il giorno della Tartaruga. Spettacoli rappresentati in oltre 45 paesi in tutto il mondo e che sono stati tradotti in 16 lingue. Dal marzo 2003 il Teatro Sistina è stato riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività culturali come Teatro stabile della Commedia Musicale Italiana.
Il Sistina ha ospitato sul suo palco i più grandi artisti e i più popolari spettacoli musicali: da Lousi Armstrong a Burt Bacharach, da Liza Minnelli a Dionne Warwick a Woody Allen, da Rugantino a West Side Story da Evita a Aggiungi un posto a tavola a Vacanze Romane a Rinaldo In Campo.. Per non parlare poi dei protagonisti dello spettacolo italiano che qui hanno debuttato o sono stati definitivamente consacrati: Marcello Mastroianni, Renato Rascel, Delia Scala, Carlo Dapporto, Aldo Fabrizi, Walter Chiari, Gino Bramieri, Johnny Dorelli, Paolo Panelli, Bice Valori, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Enrico Maria Salerno, Gloria Guida, Mariangela Melato, per arrivare ai più recenti Sabrina Ferilli,Valerio Mastandrea, Massimo Ghini. Questo teatro è diventato, nel corso degli anni, il “Teatro dei romani”, e questo grazie all’affetto del pubblico che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ha affollato – e continua ad affollare – i 1500 posti della sala.
Dalla Stagione Teatrale 2013-2014 la Direzione Artistica diventa di Massimo Romeo Piparo.
Figura di spicco dello spettacolo italiano, regista, autore e produttore dei più grandi successi teatrali e televisivi degli ultimi anni, Piparo prende il testimone da Gianmario Longoni e guiderà lo storico teatro della Capitale. La coppia con Longoni ricompone uno storico sodalizio che li vide già affiancati nella gestione del Teatro Nazionale di Milano dal 2000 al 2005.
Celebrato anche all’estero, il regista che ha portato il Musical italiano al centro della scena internazionale, dedica il suo primo pensiero al grande Pietro Garinei: “Non potrei essere più carico di responsabilità” – dichiara Piparo – “E’ davvero un grande onore ereditare il ruolo di Pietro Garinei. La prima volta che misi piede al Sistina fu nel 1995; un giorno Garinei mi convocò e – dandomi del Lei come faceva con tutti – mi disse: “Piparo Lei mi ricorda Garinei da giovane. Le auguro di diventare Garinei da vecchio.” Fu profeta. Ci aspettano mesi intensi di lavoro, al quale mi dedicherò con gli stessi principi e lo stesso sentimento che animarono il fondatore del Tempio della commedia musicale italiana. Il Sistina è il Teatro più amato dai romani e uno dei pochi Teatri italiani conosciuti nel mondo”.
Questo significherà un rinnovato ed energico impulso al già enorme sforzo produttivo di Piparo che consente di rappresentare grandi spettacoli musicali, brillanti e leggeri ma allo stesso tempo capaci di interpretare il nuovo contesto sociale e culturale che stiamo vivendo.
Già direttore artistico del Teatro Nazionale di Milano, del Teatro Greco di Tindari e del Teatro Stabile di Messina, è stato l’artefice di grandi successi come due memorabili edizioni di “Jesus Christ Superstar” (indimenticabile la partecipazione all’edizione 2000 per il Giubileo di Carl Anderson – il Giuda del film – nel ruolo che lo consacrò, vantando tutt’oggi uno dei record italiani dei Musical più longevi coi suoi 15 anni consecutivi di programmazione), “The Full Monty”, “Il Vizietto-La Cage aux Folles”, “Rinaldo in campo”, “HairSpray…Grasso è bello!”, “Smetti di piangere Penelope!”, “Evita”, “Tommy”, “My Fair Lady”, “Cenerentola”, “La Febbre del Sabato Sera”, “Lady Day”, “Alta Società”.
Numerosissimi gli artisti italiani e stranieri che sono stati diretti da Massimo Romeo Piparo. Tra i principali: Carl Anderson, Bob Simon, Sebastien Torkia, Amii Stewart, Corrado Guzzanti, Marco Mazzocca, Daniele Pecci, Vanessa Incontrada, Serena Autieri, Fabio Troiano, Max Gazzè, Matteo Becucci, Mario Venuti, Simona Bencini, Ivan Cattaneo, Giorgio Faletti, Luca Biagini, Gaia De Laurentiis, Tosca D’Aquino, Samuela Sardo, Antonio Cupo, Stefano Masciarelli, Roberta Lanfranchi, Vittoria Belvedere, Luca Ward, Paolo Ruffini, Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Jacopo Sarno, Massimo Ghini, Cesare Bocci, Enzo Iacchetti, Marco Columbro.
In TV ha lavorato, tra gli altri, con: Mike Bongiorno, Maria De Filippi, Fabrizio Frizzi, Massimo Giletti, Fiorello, Milly Carlucci, Lorella Cuccarini, Massimiliano Ossini, Loretta Goggi, Marco Liorni, Paola Ferrari, Tiberio Timperi.
Teatro Ambra alla Garbatella
Il Teatro Ambra alla Garbatella, nato a dicembre 2010, ha raccolto durante la sua prima stagione un buon consenso di pubblico e di presenze.
La linea artistica del Teatro è trasversale e spazia fra i generi ma resta legata principalmente al connubio fra Teatro Civile, Teatro Comico e Nuove Proposte.
La Nuova Ambra, che gestisce il teatro Ambra alla Garbatella, è una società che fa capo al Gruppo Ambra, società di produzione che si avvale dell’esperienza professionale di Valerio Terenzio e Simona Banchi maturata negli anni insieme agli artisti che hanno collaborato con il Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Opera anche nel settore audiovisivo producendo film e documentari, alcuni di essi usciti in sala, che hanno partecipato ai principali festival di cinema internazionali. Tra gli altri Viva Zapatero di Sabina Guzzanti, Fascisti su Marte di Corrado Guzzanti, Le ragioni dell’aragosta di Sabina Guzzanti, La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti, Draquila di Sabina Guzzanti, Campania Burning di Andrea D’Ambrosio e Maurizio Cartolano, La maglietta Rossa di Mimmo Calopresti. L’ultima produzione del Gruppo è lo speciale televisivo Aniene di e con Corrado Guzzanti.
Teatro Manzoni
A Milano Manzoni vuol dire soprattutto Teatro, teatro di prosa, una grande tradizione di spettacoli, compagnie, autori e registi iniziata esattamente il 15 maggio 1850 e consolidatasi e sviluppatasi fino ad oggi attraverso alterne vicende. Quel giorno sette insigni cittadini milanesi, i nobili Luigi Rivelli, Luigi Cusani, Alessandro Melzi, il marchese Apollinare Rocca Saporiti, il conte Leopoldo Pullè, l’ingegner Carlo Cereda e il signor Antonio Mazzorin, fondarono la società anonima “Teatro Sociale di Milano” con un capitale sociale di lire 600.000. L’intenzione dei fondatori era di creare un teatro che rinnovasse in Italia i fasti del grande teatro di prosa. Sorse in Piazza San Fedele, alle spalle del Palazzo Marino, esattamente di fronte alla chiesa, nell’area già occupata dal palazzo Sannizzari il cui proprietario Don Giacomo possedeva il famoso “Sposalizio” di Raffaello. Il nuovissimo Teatro Sociale di Milano fu il primo in Europa ad essere illuminato elettricamente da una stazione centrale di distribuzione, e costò un milione e centotrentamila lire e poteva contenere un numero massimo di 1.050 spettatori. Per “Il Teatro della Commedia”, (così si chiamò dal primo giorno), il sipario fu realizzato dal Bertini e dal suo allievo Cavenaghi e rappresentava un’ispirata allegoria che accomunava in una romantica luce lunare Plauto a Vittorio Alfieri e Menandro a Carlo Goldoni. Per la prima dell’opera “La fiaccola sotto il moggio” nel 1905 il sipario divenne di velluto rosso a frange d’oro. Alla morte di Alessandro Manzoni, il 22 maggio 1873, il Consiglio di Amministrazione, prontamente riunito, decise di rendere omaggio all’illustre scomparso intitolandogli il Teatro. Questo nome diede nuova vita al teatro che fino a quel momento, nonostante gli sforzi dell’impresario Luigi Bellotti Bon, non aveva avuto molta fortuna, e gli spettatori arrivarono numerosi.
Il Teatro era stato inaugurato da “I mariti” di Carlo Torelli, cui seguì “Amore senza stima” di Carlo Ferrari, il “Kean” di Dumas con la compagnia di Ernesto Rossi ; “Antonio e Cleopatra” di Shakespeare e “Cavalleria Rusticana” del Verga, entrambe interpretate da Eleonora Duse. Sempre la Duse fu l’interprete della prima opera che Gabriele D’Annunzio presentò al Teatro Manzoni : “La Gioconda”. Gerolamo Rovetta, Marco Praga, Camillo e Giannino Antonio Traversi, Carlo Bertolazzi e Sabatino Lopez delinearono nelle stagioni successive “lo stile” del Teatro Manzoni che divenne il simbolo del teatro per la commedia, la tragedia e il dramma. La fama ed il prestigio del teatro si fecero sentire anche all’estero. Sarah Bernhardt portò al Manzoni “La dame aux camelias” di Dumas figlio. L’ultima sera l’attrice considerò però gli applausi tiepidi e insufficienti : interruppe lo spettacolo, lasciò il teatro e Milano. Da quella mitica serata altri interpreti, personaggi ed autori si susseguirono nelle varie stagioni. Niccodemi, Alfredo Testoni, Febo Mari e Irma Gramatica e ancora Virgilio Talli, Ruggero Ruggeri, Maria Melato e Annibale Petrone. Il 9 maggio 1931 F. T. Marinetti presentò con la Compagnia Futurista “Simultanina”.
Negli anni successivi il regime fascista fece sentire il suo peso sulla cultura italiana e anche il Teatro Manzoni ne subì le conseguenze. Roberto Farinacci, il gerarca di Cremona, scrisse una commedia in tre atti: “Redenzione”. Le cronache del tempo ne riportarono il grande successo. Nel 1943 Paola Borboni presenta tre testi pirandelliani: “La vita che ti diedi”, “L’amica delle mogli”, “Vestire gli ignudi”. Furono gli ultimi spettacoli presentati su quel glorioso palcoscenico, poiché a metà agosto una delle migliaia di bombe cadute su Milano lo ridusse in macerie. Nel dopoguerra sulla sua area sorse la Banca Nazionale del Lavoro, mentre solo il 20 ottobre 1950 rinacque il nuovo Teatro nella omonima via Manzoni su progetto dell’architetto Alziro Bergonzo, decorato da Achille Funi e da Pericle Fazzini. Uno spettacolo dell’American National Ballet lo inaugurò. Il nuovo “Teatro della via Manzoni” aveva 1.100 posti :una grande e confortevole platea e una sola fila di palchi.
Come doveva essere il nuovo teatro? Restare fedele alla tradizione, allo stile, che lo aveva contraddistinto prima della guerra o doveva fare spazio ad un nuovo teatro milanese? I primi anni di gestione furono affidati a Remigio Paone, che alternò nella sua programmazione la prosa, alla rivista, al teatro leggero.
Eduardo De Filippo, Colette Marchand, Ruggero Ruggeri, Jean Louis Barrault e Madeleine Renaud, Camillo Pilotto e Gerard Philippe, Renato Rascel e Wilkie Henderson, Billi e Riva, Diana Dei e Alba Arnova sono i nomi più celebri di quegli anni. Adolfo Smidele succede a Remigio Paone ed allaccia solidi e duraturi rapporti con il Teatro Stabile di Genova che rappresenterà a Milano nel teatro di Via Manzoni molti dei suoi spettacoli. Mentre in commemorazione di Renato Simoni il Teatro diviene “Teatro della Via Manzoni – Renato Simoni”, i milanesi cominciano a chiamarlo più semplicemente Manzoni, decidendo che il vecchio nome ottocentesco fosse per consuetudine meno complicato e più adatto al Teatro.
La terza gestione dal 1967 fu affidata all’editore bolognese Carlo Alberto Cappelli che, affiancato da Garinei e Giovannini, darà al teatro leggero una parte significativa nella storia del Teatro di Via Manzoni. Vittorio Gassman, Nino Taranto, Glauco Mauri, Mario Scaccia, Valeria Moriconi, Giancarlo Sbragia, Ivo Garrani, Enrico Maria Salerno sono i nomi più celebri degli ospiti dal ’60 in poi. Con essi, e dal ’78 con la nuova gestione del gruppo Fininvest – direzione artistica Luigi Foscale – il Teatro Manzoni consolida il suo ruolo di teatro di prosa autentico e genuino, aperto ai grandi protagonisti della scena. La memorabile “Maria Stuarda” di Franco Zeffirelli con Valentina Cortese e Rossella Falk inaugura un periodo dedicato alle produzioni. Seguono, nell’ordine, Vittorio Gassman nella straordinaria interpretazione del “Macbeth”, la coppia Alberto Lionello ed Erica Blanc in “Divorziamo ! !”, ancora Lionello in “Il giuoco delle parti” di Pirandello, Ivana Monti e Andrea Giordana in “Tovaritch” e “Fiore di cactus”.
Le compagnie ospiti che si sono succedute sono inoltre legate ad altri importanti nomi, primo fra tutti quello di Eduardo De Filippo, nella sua ultima storica interpretazione nella città di Milano, che lo vede impegnato in tre atti unici : “Gennareniello”, “Dolore sotto chiave”, “Sik sik l’artefice magico”; poi, in una carrellata di successi, Gabriele Lavia, Philippe Leroy, Tino Buazzelli, Lindsay Kemp, Franca Valeri, Anna Proclemer, Enrico Maria Salerno, Lina Volonghi, Paolo Stoppa, Paola Quattrini, Giorgio Albertazzi, Gian Maria Volontè, Ivo Garrani, Mario Scaccia, Aldo e Carlo Giuffrè, Giancarlo Sbragia, Ombretta Colli, Gigi Proietti, Monica Guerritore, Luca De Filippo, Umberto Orsini, Turi Ferro, Ornella Vanoni, Tino Carraro, Adriana Asti, Monica Vitti, Valeria Moriconi, Ugo Tognazzi, Massimo Dapporto, Mariangela Melato, Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, Lina Sastri, Giuliana De Sio, Renzo Montagnani, Sergio Castellitto, Franco Branciaroli, Ernesto Calindri, Marco Columbro, tutti testimoni dell’eredità e del proseguimento di una gloriosa tradizione.
Inoltre, per rispondere alle sempre più varie esigenze del pubblico milanese, il teatro ha arricchito i suoi cartelloni con spettacoli musicali tra cui spiccano le produzioni della Compagnia della Rancia quali “Cabaret” e “West Side Story”, e del Teatro Sistina di Roma (Garinei e Giovannini) con gli apprezzati spettacoli di Enrico Montesano, Gino Bramieri, Johnny Dorelli e Loretta Goggi. Il Teatro confida di mantenere alto il nome della prestigiosa sala con lo stesso impegno costante che lo ha contraddistinto nelle passate stagioni.
Palazzo Rospigliosi
Il Palazzo conserva prestigiosi affreschi testimonianza dei pittori manieristi che ci hanno lavorato nel tardo cinquecento (XVI secolo). Paesaggi bucolici, scene di caccia, scene di battaglia sono raffigurate nel piano nobile del palazzo, tra le altre la battaglia di Lepanto. Sono opere di artisti olandesi, di Antonio Tempesta, degli Zuccari.
In questo castello Caravaggio fu attivo e vi creò vari capolavori come La Maddalena ed I Discepoli di Emmaus. Il poeta Vittorio Alfieri recitò più volte le sue opere all’interno del teatro del Castello. Nel 1591 per ordine di papa Gregorio XIV vi si riunì, ospitata dal cardinale Marcantonio Colonna, una commissione composta dal card. Alano e da otto teologi, tra i quali il gesuita padre Roberto Bellarmino, per curare la revisione della Vulgata della Bibbia, che con i secoli aveva subito errori di trascrizione e tipografici. Papa Clemente VIII ne dispose la pubblicazione nel 1592. Un affresco all’interno del palazzo perpetua l’evento.