Carmina Burana
DALLE RADICI DELLA TRADIZIONE A CARL ORFF
Teatro Romano di Ostia Antica
Il grande incontro tra la musica classica e quella popolare
Direzione artistica:
Nando Citarella, Stefano Saletti, Pejman Tadayon (Cafè Lotì)
Giovanni Cernicchiaro e Tina Belli
con
Nando Citarella: voce, tammorre, chitarra battente, marranzano
Stefano Saletti: oud, lauta, bouzouki, voce
Pejman Tadayon: bamtar, ney, saz, voce
Cori:
Arké
Nota Vermiglia
Polifonico Città di Anzio
Giuseppe Verdi di Roma
Accordi e Note
diretti da Giovanni Cernicchiaro
Voci naturali (in ordine alfabetico):
Gabriella Aiello, Barbara Eramo
Musici (in ordine alfabetico):
Pietro Cernuto: friscaletto, ciaramella, zampogna, voce
Gabriele Coen: clarinetto, flauto
Carlo Cossu: violino
Giovanni Lo Cascio: percussioni
Cymbalus Ensemble
Giochi di fuoco di Lucie Igniferi.
L’incontro tra la tradizione popolare e la musica colta. La partitura di Carl Orff integrata con le musiche e i canti medievali originali; l’unione di coro, pianoforte e percussioni sinfoniche con gli strumenti antichi e popolari.
Cento persone sul palco tra cantanti, musicisti, solisti.
Un grande ensemble che vuole tracciare un ponte tra storia e tradizione, cercando di riportare i canti religiosi o profani, scherzosi, amatori, satirici, blasfemi e mistici che compongono i Carmina Burana, alla loro dimensione originaria alla quale si ispirò Carl Orff per la sua omonima composizione nel 1937.
Con la direzione artistica di Giovanni Cernicchiaro e Nando Citarella con Stefano Saletti, Pejman Tadayon, dunque il progetto vuole riportare all’origine lo spirito di mosaico multilingue e multiculturale che di conseguenza, animava i racconti e le storie narrate nel Codex Buranus, ragion per cui prese successivamente il nome di Carmina Burana. Erano infatti come menestrelli e cantastorie i chierici girovaghi, i cosiddetti goliardi o clerici vagantes, che di conseguenza dal XII al XIII secolo composero la raccolta di canti poi scoperta nell’abbazia di Benediktbeuern.
A tal proposito per far emergere per l’appunto il contenuto assai vario dei temi trattati dai chierici, che andavano da poesie di indole dottrinale,religiosa, polemica ad altre che cantavano scene sacre fino ad arrivare a quelle che inneggiavano con accento schiettamente popolare all’amore, al vino e alla natura, si è deciso di conseguenza di attingere, oltre al latino e al tedesco, alle “lingue” delle varie tradizioni popolari, dal siciliano al napoletano al sabir la lingua del Mediterraneo.
Un grande viaggio, quindi, per fare dei Carmina un unicum tra mondi musicali ed espressivi apparentemente differenti che, presentati in questa nuova veste, fanno comprendere e apprezzare il modo in cui la musica Occidentale colta ha sempre saputo accogliere suggestioni della più varia provenienza, ed utilizzarle come un mezzo per rinnovarsi e reinventarsi.
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